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Attacco Ransomware Cos’è e Come Difendersi

5 min.

L’uso della cassaforte digitale come arma per il ricatto

Negli ultimi anni, gli attacchi ransomware hanno colpito aziende, istituzioni pubbliche e privati con una frequenza allarmante. Il fenomeno è in continua crescita e rappresenta una delle sfide più complesse per la sicurezza informatica. Ma cos’è un ransomware e perché è così pericoloso?

 

    Il ransomware paralizza aziende e istituzioni, un’emergenza sempre più diffusa

    Ogni giorno, migliaia di organizzazioni in tutto il mondo cadono vittima di ransomware, vedendosi bloccate e ricattate dai cybercriminali. I dati non sono più accessibili e il ripristino dei sistemi diventa una corsa contro il tempo. Con un impatto devastante su economia e sicurezza, il ransomware è oggi la minaccia più aggressiva nel panorama digitale.

     

    1. Introduzione al Ransomware e Scenario Attuale

    La crescente minaccia dei ransomware

    Gli attacchi ransomware sono una delle principali minacce informatiche a livello globale. Questo tipo di malware è progettato per cifrare i dati delle vittime e richiedere un riscatto in cambio della loro decriptazione. Le aziende, le istituzioni pubbliche e persino gli utenti privati si trovano sempre più spesso a dover fronteggiare attacchi altamente sofisticati, che possono causare danni economici enormi e gravi violazioni della sicurezza dei dati.

    Secondo il Rapporto Clusit 2024, il ransomware è attualmente la principale causa di incidenti informatici gravi, con un trend in continua crescita. Gli attaccanti affinano costantemente le loro tecniche, rendendo sempre più difficile individuare e prevenire le minacce prima che causino danni irreparabili.

     

    Un problema in espansione: dati e impatti in Italia

    L’analisi dei dati del Rapporto Clusit rivela che:

    • Oltre il 60% degli attacchi informatici in Italia ha avuto impatti critici, bloccando completamente le operazioni aziendali.
    • Il ransomware ha registrato una crescita esponenziale negli ultimi anni, rendendo chiaro che nessuna organizzazione può ritenersi al sicuro.
    • Molte aziende colpite non riescono a riprendersi completamente, subendo perdite economiche, danni reputazionali e talvolta il fallimento.

    Questi numeri evidenziano la necessità di adottare strategie di difesa efficaci, che includano prevenzione, monitoraggio e risposta rapida agli attacchi ransomware. Nei prossimi punti verranno analizzate nel dettaglio le modalità di attacco più diffuse e le migliori pratiche per proteggersi da questa crescente minaccia.

     

    2. Tipologie di Ransomware

    Il ransomware non è un’unica entità, ma si manifesta attraverso diverse varianti, ognuna con meccanismi di attacco specifici. Negli ultimi anni, la sofisticazione di queste minacce è aumentata, rendendo sempre più difficile il rilevamento e la protezione dei dati. Di seguito, le principali tipologie di ransomware e il loro impatto sulle vittime.

     

    Crypto Ransomware: la cifratura dei dati come arma di ricatto

    Questa tipologia di ransomware è tra le più diffuse e pericolose. Il malware cripta i file presenti sul dispositivo della vittima, rendendoli inutilizzabili. Per ottenere la chiave di decrittazione, l’utente è costretto a pagare un riscatto. I file crittografati restano inaccessibili fino a quando non viene fornita la chiave di sblocco, che spesso viene rilasciata solo dopo il pagamento richiesto in criptovaluta.

    Vari studi hanno evidenziato come gli attacchi basati su crittografia stiano diventando sempre più sofisticati, rendendo quasi impossibile il recupero dei dati senza il pagamento del riscatto.

     

    Locker Ransomware: il blocco totale del sistema

    A differenza del Crypto Ransomware, questa tipologia non crittografa i file, ma impedisce l’accesso all’intero sistema operativo. La schermata del computer viene sostituita da un messaggio che richiede il pagamento di un riscatto per sbloccare il dispositivo.

    Questa forma di attacco colpisce principalmente dispositivi mobili e sistemi operativi con protezioni meno avanzate. Anche se meno diffuso rispetto al Crypto Ransomware, il Rapporto Clusit evidenzia come questa tecnica venga ancora utilizzata per colpire utenti poco esperti, specialmente attraverso campagne di phishing mirate.

     

    Double Extortion Ransomware: il ricatto su due livelli

    Negli ultimi anni, gli hacker hanno perfezionato il metodo di attacco introducendo la doppia estorsione. Questo tipo di ransomware prima esfiltra i dati della vittima e poi li cripta, raddoppiando la pressione psicologica per costringere al pagamento. Anche in caso di backup sicuri, l’attaccante minaccia di diffondere le informazioni sensibili online.

    Ormai la statistica definisce come la doppia estorsione sia ormai lo standard degli attacchi ransomware. Sempre più aziende subiscono il furto di dati prima della cifratura, rendendo inefficaci le contromisure basate esclusivamente sui backup. Il rischio non è più solo quello di perdere i dati, ma anche di vederli diffusi o venduti sul mercato nero, con conseguenze devastanti per la privacy e la reputazione aziendale.

     

    Ransomware-as-a-Service (RaaS): il business del crimine informatico

    Con l’aumento della domanda di strumenti per attacchi informatici, il ransomware è diventato un modello di business organizzato, noto come Ransomware-as-a-Service (RaaS). In questo modello, sviluppatori esperti di malware creano pacchetti ransomware e li vendono o affittano a cybercriminali meno esperti, che li utilizzano per attacchi mirati.

    Il modello RaaS ha incrementato il numero di attacchi informatici su scala globale, permettendo a gruppi criminali di operare con maggiore efficienza e discrezione. Le PMI, in particolare, risultano tra le vittime più colpite, poiché spesso non dispongono di difese adeguate contro attacchi così strutturati.

    3. Come viene installato il Ransomware

    Gli attacchi ransomware non avvengono in modo casuale, ma sfruttano tecniche collaudate per infiltrarsi nei sistemi aziendali e personali. Gli hacker utilizzano metodi sempre più sofisticati per ingannare gli utenti e sfruttare vulnerabilità nei dispositivi e nei software. Di seguito, le principali modalità attraverso cui il ransomware viene diffuso.

     

    3.1. Phishing e ingegneria sociale

    Il phishing è il metodo più utilizzato per diffondere ransomware. Questa tecnica si basa sull’invio di email fraudolente che inducono le vittime a scaricare file infetti o a cliccare su link malevoli.

    • Il 75% degli attacchi ransomware avviene tramite email di phishing, spesso camuffate da comunicazioni ufficiali di aziende o istituzioni.
    • I cybercriminali impersonano organizzazioni affidabili, come corrieri, banche o fornitori di servizi, per ingannare gli utenti e convincerli a eseguire azioni dannose.

    Il Rapporto Clusit 2024 conferma che il phishing è la tecnica più diffusa per veicolare ransomware. La bassa formazione del personale, soprattutto nelle PMI, contribuisce alla vulnerabilità delle aziende, rendendo gli attacchi particolarmente efficaci.

     

    3.2. Exploit di vulnerabilità software

    Molti attacchi ransomware sfruttano falle di sicurezza presenti nei software e nei sistemi operativi non aggiornati.

    • Gli hacker individuano vulnerabilità note e le utilizzano per accedere ai sistemi.
    • Alcuni dei ransomware più devastanti della storia, come WannaCry (2017) e NotPetya (2017), hanno sfruttato falle nel protocollo Windows SMB, causando danni su scala globale.

    Al momento il  69,8% delle PMI italiane non utilizza strumenti avanzati di sicurezza, come sistemi EDR o di monitoraggio delle minacce. Inoltre, il 90% delle aziende non aggiorna regolarmente i propri sistemi, lasciando aperte porte di accesso ai cybercriminali.

     

    3.3. Attacchi tramite Remote Desktop Protocol (RDP)

    Il Remote Desktop Protocol (RDP) consente di accedere da remoto a un computer o a un server. Se non adeguatamente protetto, diventa un obiettivo privilegiato per gli attacchi ransomware.

    • I criminali informatici eseguono attacchi brute-force per ottenere le credenziali di accesso a server esposti su Internet.
    • Una volta ottenuto l’accesso, possono installare ransomware ed esfiltrare dati sensibili.

     

    3.4. Drive-by download e siti compromessi

    I drive-by download sono infezioni che si verificano senza che l’utente compia azioni dirette.

    • Visitando siti web compromessi, il dispositivo dell’utente può scaricare automaticamente malware.
    • Spesso questi attacchi si verificano tramite banner pubblicitari o popup che reindirizzano a siti malevoli.

    Nel 2024 si è accertato  un aumento degli attacchi ransomware tramite siti web infetti e pubblicità malevola, una minaccia crescente che colpisce sia utenti privati che aziende.

     

    3.5. Dispositivi USB infetti (Baiting)

    Questa tecnica sfrutta la curiosità degli utenti, lasciando chiavette USB compromesse in luoghi pubblici o aziendali.

    • Quando un utente collega la chiavetta al proprio computer, il malware si installa automaticamente.
    • Gli hacker possono utilizzare questo metodo per infiltrarsi nelle reti aziendali e distribuire ransomware su larga scala.

    Molte aziende italiane sottovalutano il rischio interno, non adottando policy adeguate per il controllo dei dispositivi rimovibili. Questo comportamento aumenta il pericolo di infezioni tramite baiting.

     

    5. Conseguenze economiche e strategia di risposta

    Gli attacchi ransomware hanno un impatto devastante sulle aziende, non solo per la perdita dei dati, ma anche per i danni economici e reputazionali che ne derivano. I costi di un’infezione ransomware possono variare da migliaia a milioni di euro, a seconda della dimensione dell’azienda, della rapidità con cui l’attacco viene rilevato e delle strategie di mitigazione adottate.

     

    Riscatti sempre più alti: una crescita senza precedenti

    Negli ultimi anni, gli importi richiesti dai cybercriminali sono aumentati in modo significativo, seguendo un trend allarmante.

    • Nel 2019, il riscatto medio richiesto si aggirava intorno ai 15 milioni di dollari per le aziende di grandi dimensioni.
    • Nel 2021, il gruppo REvil ha portato la richiesta di riscatto alla cifra record di 50 milioni di dollari, nel caso dell’attacco ad ACER, uno dei principali produttori mondiali di computer.
    • Oggi, sempre più gruppi ransomware adottano la doppia estorsione, aumentando il rischio non solo di perdere i dati, ma anche di vederli diffusi nel dark web.

     

    Il danno medio per azienda: oltre un milione di euro per attacco

    Gli attacchi ransomware non generano solo il costo diretto del riscatto, ma comportano anche spese aggiuntive legate al ripristino dei sistemi, alla perdita di produttività e ai danni reputazionali.

    • Il danno economico medio per azienda supera un milione di euro, considerando il fermo delle attività e le operazioni di ripristino.
    • Oltre ai costi tecnici, le aziende devono affrontare sanzioni per la mancata protezione dei dati, specialmente in caso di violazioni che coinvolgono informazioni sensibili di clienti o partner.
    • I settori più colpiti, come sanità, finanza e manifattura, spesso subiscono interruzioni prolungate che mettono a rischio la loro stessa continuità operativa.

     

    Il dilemma del riscatto: pagare o non pagare?

    Di fronte a un attacco ransomware, molte aziende si trovano a dover scegliere se pagare il riscatto richiesto dai criminali o tentare il recupero dei dati con altre strategie.

    • Più della metà delle aziende colpite non riesce a recuperare i dati senza pagare il riscatto, spesso a causa di backup inadeguati o compromessi.
    • Tuttavia, pagare il riscatto non garantisce il recupero dei dati: in molti casi, i criminali non forniscono le chiavi di decrittazione o rilasciano file corrotti e inutilizzabili.
    • In alcuni casi, chi paga diventa un bersaglio per attacchi futuri, poiché i cybercriminali vedono l’azienda come una vittima disposta a cedere alle loro richieste.

     

    Strategie di risposta: prevenire è meglio che curare

    Per mitigare i danni di un attacco ransomware, è fondamentale adottare una strategia di cybersecurity solida e ben strutturata.

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    • Backup regolari e ridondanti: conservare copie sicure dei dati in luoghi diversi, incluse soluzioni offline, per evitare che vengano criptati dagli attaccanti.
    • Piani di risposta agli incidenti: definire procedure chiare per affrontare un attacco ransomware, limitare i danni e ripristinare le operazioni il più rapidamente possibile.
    • Formazione e consapevolezza del personale: molti attacchi iniziano con un’email di phishing, quindi educare i dipendenti a riconoscere minacce informatiche è essenziale.

    L’impatto economico degli attacchi ransomware è in costante crescita, e senza una strategia efficace di prevenzione e risposta, molte aziende rischiano di non riuscire a riprendersi. L’unica vera soluzione è investire nella sicurezza informatica prima che si verifichi un attacco.

     

    6. Strategie di difesa e mitigazione

    Il ransomware rappresenta una minaccia sempre più sofisticata e diffusa, ma esistono strategie efficaci per ridurre il rischio di attacco e minimizzare i danni in caso di infezione. Una corretta strategia di difesa si basa su due pilastri fondamentali: la prevenzione tecnica e la formazione degli utenti.

     

    6.1. Prevenzione e protezione: rafforzare le difese aziendali

    Per contrastare il ransomware, è essenziale implementare misure di protezione avanzate che riducano la superficie di attacco e garantiscano la resilienza dei sistemi informatici.

    • Aggiornamenti software e patch management: mantenere sempre aggiornati i sistemi operativi e i software aziendali è una delle prime difese contro le vulnerabilità sfruttate dai cybercriminali. La mancata applicazione delle patch di sicurezza ha reso possibili attacchi come WannaCry e NotPetya, causando miliardi di dollari di danni.
    • Backup con strategia 3-2-1: per garantire il ripristino dei dati in caso di attacco, è fondamentale adottare una strategia che preveda almeno tre copie dei dati, salvate su due supporti diversi, con una copia offline isolata dalla rete. Questo accorgimento impedisce ai ransomware di crittografare anche le copie di backup.
    • Sistemi di protezione avanzati: firewall di nuova generazione, soluzioni EDR (Endpoint Detection and Response), IDS (Intrusion Detection System) e IPS (Intrusion Prevention System) sono strumenti essenziali per rilevare e bloccare le minacce prima che possano compromettere l’infrastruttura aziendale.
    • Monitoraggio continuo della rete aziendale: analizzare in tempo reale il traffico di rete permette di identificare attività sospette e rispondere tempestivamente a un attacco. Tuttavia, solo il 30,2% delle PMI italiane dispone di un sistema di monitoraggio attivo, lasciando ampie aree scoperte e vulnerabili.

     

    6.2. Formazione e consapevolezza: il fattore umano nella sicurezza

    Gli strumenti tecnologici da soli non sono sufficienti a contrastare il ransomware. Il fattore umano è spesso l’anello debole della catena di sicurezza, motivo per cui la formazione e la consapevolezza dei dipendenti sono cruciali.

    • Simulazioni di phishing e training per i dipendenti: testare periodicamente la reazione degli utenti a tentativi di phishing permette di individuare le aree di vulnerabilità e migliorare la consapevolezza sulle minacce informatiche.
    • Verifica dell’attendibilità delle email ricevute: insegnare ai dipendenti a controllare l’origine delle email, evitare di cliccare su link sospetti e non scaricare allegati non verificati riduce drasticamente il rischio di infezione.
    • Creazione di una cultura della sicurezza in azienda: la cybersecurity deve diventare una priorità per tutte le organizzazioni, indipendentemente dalle dimensioni. Tuttavia, ancora oggi il 90% dei dipendenti delle microimprese non riceve alcuna formazione in materia di sicurezza informatica, aumentando notevolmente il rischio di attacchi andati a segno.

    L’adozione di un approccio integrato tra protezione tecnologica e formazione degli utenti è la chiave per costruire una difesa efficace contro il ransomware. Senza queste misure, le aziende rimangono esposte a una minaccia che continua a evolversi e a causare danni sempre più ingenti.

     

    7. Regolamentazioni e obblighi legali

    Il panorama normativo in materia di cybersecurity si è evoluto rapidamente negli ultimi anni per rispondere alla crescente minaccia del ransomware e di altre forme di attacco informatico. Le istituzioni europee hanno introdotto regolamenti più stringenti per aumentare la resilienza delle infrastrutture critiche e garantire una maggiore protezione dei dati. Tuttavia, molte aziende non sono ancora conformi a queste normative, esponendosi al rischio di sanzioni in caso di violazioni.

     

    Direttiva NIS2: misure di sicurezza per aziende strategiche

    La Direttiva NIS2 (Network and Information Security Directive) è stata introdotta per rafforzare la sicurezza informatica delle infrastrutture critiche e delle aziende strategiche in Europa.

    • Estende gli obblighi di sicurezza a un numero maggiore di settori, includendo energia, trasporti, sanità, finanza, pubblica amministrazione e servizi digitali.
    • Impone alle aziende di adottare misure minime di protezione, tra cui la gestione del rischio cyber, la risposta agli incidenti e il monitoraggio della rete.
    • Richiede una maggiore cooperazione tra gli Stati membri per la condivisione di informazioni sulle minacce.

    Molte aziende non sono ancora conformi a questa direttiva, aumentando il rischio di violazioni e sanzioni in caso di attacco. La mancata applicazione delle misure richieste può comportare multe significative e responsabilità legali per le imprese coinvolte.

     

    Regolamento DORA: cyber-resilienza nel settore finanziario

    Il Digital Operational Resilience Act (DORA) è stato progettato per garantire che banche, assicurazioni e altre istituzioni finanziarie possano resistere e rispondere efficacemente agli attacchi informatici.

    • Introduce obblighi specifici per la gestione del rischio ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione), con particolare attenzione alla sicurezza operativa.
    • Impone alle aziende finanziarie di effettuare test di resilienza periodici, verificando la loro capacità di affrontare attacchi cyber come il ransomware.
    • Richiede ai fornitori di servizi IT utilizzati da istituti finanziari di rispettare gli stessi standard di sicurezza.

    Il settore finanziario è uno dei più colpiti dal ransomware e, senza misure adeguate, i danni possono estendersi all’intero sistema economico.

     

    GDPR: obbligo di notifica in caso di data breach

    Il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) stabilisce regole precise sulla gestione e la protezione delle informazioni personali. In caso di attacco ransomware con esfiltrazione di dati, le aziende sono tenute a:

    • Notificare l’incidente alle autorità di controllo entro 72 ore, specificando l’entità della violazione e le misure adottate per mitigarla.
    • Informare direttamente i clienti se il data breach comporta rischi significativi per i loro diritti e libertà.
    • Adottare misure adeguate per prevenire future violazioni, pena sanzioni che possono arrivare fino al 4% del fatturato annuo globale dell’azienda colpita.

    Molte organizzazioni non rispettano pienamente questi requisiti, mettendosi a rischio di multe e azioni legali in caso di attacco informatico.

    Le normative europee impongono obblighi chiari in materia di cybersecurity, ma l’adeguamento alle nuove direttive resta una sfida per molte aziende. Investire in misure di sicurezza non è solo una questione di protezione dei dati, ma un requisito essenziale per evitare sanzioni e garantire la continuità operativa in un contesto sempre più esposto alle minacce cyber.

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