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Zero Trust: cos'é e come funziona, perché è essenziale per la sicurezza

Zero trust: cos’è, come funziona e perché è essenziale per la sicurezza moderna

5 min.

Il modello Zero Trust sta riscrivendo le regole della sicurezza IT: in un mondo senza più confini di rete, fidarsi per default è un errore. Smart working, cloud e dispositivi mobili hanno reso obsoleto il vecchio concetto di “perimetro sicuro”.

Zero Trust ribalta tutto: niente fiducia implicita, ogni accesso deve essere verificato. Utente, dispositivo, contesto: tutto va autenticato, ovunque si trovi.

In questo articolo spieghiamo cos’è Zero Trust, perché è diventato essenziale e come applicarlo in modo concreto, dalla rete locale al cloud.

Cosa significa Zero Trust, sicurezza informatica

Cosa significa Zero Trust in sicurezza informatica

Il modello Zero Trust (fiducia zero) è un approccio alla sicurezza IT basato su un principio chiave: nessun utente, dispositivo o applicazione viene considerato attendibile a priori, nemmeno se si trova all’interno della rete aziendale.

Tradizionalmente, la sicurezza era impostata su un perimetro: una volta dentro la rete, gli utenti potevano muoversi liberamente. Con l’aumento del lavoro da remoto, dell’adozione di servizi cloud e della diffusione di dispositivi eterogenei, questo approccio è diventato obsoleto.

Zero Trust elimina la fiducia implicita e introduce controlli continui in ogni fase di accesso e utilizzo delle risorse IT.
Ogni richiesta viene valutata sulla base di tre elementi fondamentali:

  • Identità dell’utente
  • Stato del dispositivo
  • Contesto della richiesta

L’accesso viene concesso solo se tutte le condizioni di sicurezza sono rispettate. Questo vale anche per gli utenti già autenticati, riducendo al minimo il rischio di movimenti laterali e attacchi interni.

Perché il modello Zero Trust è necessario oggi

Perché il modello Zero Trust è necessario oggi

Il modello Zero Trust nasce come risposta a un mondo digitale frammentato, dove dati e applicazioni non vivono più solo nei server aziendali, ma si muovono tra cloud, dispositivi mobili e postazioni remote. Le violazioni partono sempre più spesso dall’interno, sfruttando utenti legittimi compromessi. Il lavoro da remoto e i device personali abbassano il livello di protezione.

I firewall tradizionali non bastano più: i dati fluiscono ovunque, le minacce si insinuano in silenzio con phishing, ransomware e accessi abusivi.

Zero Trust è la risposta: nessun accesso è scontato, ogni richiesta va verificata, ogni identità validata. È un cambio radicale di approccio, necessario per affrontare la sicurezza in modo moderno, consapevole e adattivo.

Come funziona Zero Trust: identità, accesso e segmentazione

Come funziona Zero Trust: identità, accesso e segmentazione

Il cuore del modello Zero Trust è il principio di verifica continua e contestuale. Non basta che l’utente si autentichi una volta: ogni accesso a una risorsa, ogni richiesta, ogni cambio di contesto viene riesaminato. Possiamo individuare i componenti fondamentali:

  • Identità verificata: ogni utente deve essere autenticato in maniera efficace, tramite credenziali sicure e sistemi di autenticazione a più fattori (MFA). L’identità è il primo elemento da validare.
  • Stato del dispositivo: è fondamentale anche l’analisi dello stato del dispositivo usato. È aggiornato? Ha un antivirus attivo? Rispetta le policy aziendali? Solo i device “compliant” possono aver modo di accedere.
  • Contesto dell’accesso: la sicurezza richiede coerenza, criteri come la posizione geografica, l’orario e la rete utilizzata sono elementi valutati in tempo reale. Infatti, se qualcosa cambia, l’accesso può essere limitato o negato.
  • Segmentazione delle risorse: gli utenti non devono aver modo di accedere a tutto, ma solo a ciò che serve per il loro ruolo. In questo modo, la rete viene suddivisa in microsegmenti che impediscono movimenti laterali.
  • Monitoraggio continuo: è fondamentale che ogni azione venga tracciata affinché i comportamenti anomali possano essere rilevati all’istante, attivando i protocolli di controlli automatici, richieste di reautenticazione o anche blocchi immediati.

Zero Trust nelle reti aziendali, nel cloud e reti LAN

Zero Trust nelle reti aziendali, nel cloud e nelle LAN

Il modello Zero Trust è progettato per funzionare ovunque: nelle reti locali (LAN), nei datacenter, nei servizi cloud pubblici e nelle architetture ibride.

  • Zero Trust in rete aziendale (LAN): in ambienti locali, si implementa attraverso microsegmentazione, firewall interni, autenticazione a ogni nodo e controllo degli endpoint. Infatti, anche se un dispositivo è “dentro” la rete, deve comunque autenticarsi per accedere alle risorse.
  • Zero Trust nel cloud: servizi come AWS, Azure o Google Cloud offrono strumenti per gestire l’accesso condizionato, la cifratura dei dati e l’identità federata. Il principio è lo stesso: nessun accesso implicito, verifica costante delle condizioni.
  • Zero Trust ibrido: è il caso più comune. Applicazioni distribuite tra cloud e on-premise richiedono una strategia unificata di autenticazione, gestione degli accessi e visibilità su tutte le comunicazioni. Qui Zero Trust aiuta a centralizzare il controllo anche in ambienti decentralizzati.

In ogni contesto, l’obiettivo resta lo stesso: verificare ogni accesso, ridurre la superficie d’attacco e limitare i danni in caso di compromissione.

Come iniziare ad adottare un approccio Zero Trust

Come iniziare ad adottare un approccio Zero Trust

Adottare questo modello non significa sostituire tutto da un giorno all’altro, piuttosto è un processo graduale, basato su valutazione, pianificazione e implementazione controllata. Di seguito riportiamo i passi per iniziare:

  1. Mappatura delle risorse e dei flussi: il primo passo imprescindibile è quello di identificare dati sensibili, applicazioni critiche e i percorsi che gli utenti seguono per accedervi.
  2. Verifica delle identità e dei dispositivi: è necessario introdurre sistemi di autenticazione forte (MFA) e valutare lo stato di ogni device che accede alle risorse aziendali.
  3. Segmentazione della rete: separare i sistemi critici dal resto della rete tramite microsegmentazione, VLAN o firewall logici.
  4. Accesso minimo necessario (least privilege): ogni utente deve poter accedere solo a ciò che gli serve, per il tempo strettamente necessario.
  5. Monitoraggio e analisi continua: adottare strumenti di telemetria, SIEM o EDR per tracciare attività sospette, anomalie e comportamenti fuori standard.
  6. Automazione delle risposte: configurare policy dinamiche che possano revocare accessi o richiedere nuova autenticazione in caso di rischio rilevato.

Zero Trust non è un prodotto da acquistare, ma una strategia di sicurezza aziendale da integrare nel tempo, con il coinvolgimento di team IT, governance e formazione degli utenti.

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