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Social Engineering: significato e rischi, come proteggersi

Social Engineering (ingegneria sociale): significato, rischi e come proteggersi

5 min.

Quando la porta del sistema è blindata, l’ingresso passa dalla mente.

È qui che nasce l’ingegneria sociale, una forma di ingegneria che lavora sull’umano, non sul codice.

La social engineering è oggi una delle tecniche più usate negli attacchi informatici. Non sfrutta bug nei software, ma le debolezze umane: curiosità, distrazione, fretta, paura, fiducia, ignoranza e pigrizia.

In questo articolo vedremo cos’è il social engineering, come si struttura un attacco, le tecniche più comuni e come proteggersi in modo efficace.

Cos'é il Social Engineering: significato e definizione

Cos’è il social engineering: significato e definizione

Il social engineering è l’abilità di hackerare la mente umana prima ancora dei sistemi informatici. Non serve violare firewall o decifrare password con algoritmi sofisticati: basta una telefonata convincente da “supporto tecnico”, un’e-mail falsa ben scritta o un messaggio social che sembra autentico.

Alla base c’è sempre la stessa leva: la psicologia. Gli attaccanti giocano con emozioni e automatismi mentali: senso di urgenza, rispetto dell’autorità, paura di sbagliare, desiderio di aiutare o ottenere qualcosa in cambio.

È un hacking che non richiede grandi competenze tecniche, ma una spiccata abilità a manipolare parole e comportamenti. La sua forza sta proprio nella semplicità: con poche informazioni personali si può costruire un’esca perfetta. E spesso, dietro a un attacco informatico su larga scala, c’è un singolo gesto di fiducia mal riposto.

Come funziona un attacco di ingegneria sociale?

Come funziona un attacco di ingegneria sociale

Un attacco di ingegneria sociale segue quasi sempre un processo preciso, anche se apparentemente semplice. L’obiettivo è convincere la vittima ad agire (cliccare su un link, fornire dati, eseguire un’operazione) sfruttando fiducia, distrazione o paura.

  1. Raccolta informazioni: l’attaccante raccoglie tutto ciò che può sulla vittima o sull’organizzazione: nomi, ruoli, contatti, relazioni interne. Questa fase può avvenire tramite social media, siti pubblici o strumenti OSINT.
  2. Scelta dello scenario: viene costruita una situazione credibile, coerente con la realtà della vittima: una richiesta urgente da parte del “capo”, un falso allarme di sicurezza, una finta verifica bancaria.
  3. Contatto e manipolazione: l’attaccante contatta la vittima tramite email, telefono o chat. Usa tono rassicurante o autoritario, crea urgenza, minimizza i rischi e chiede un’azione specifica.
  4. Esfiltrazione o compromissione: una volta ottenute le credenziali o fatto eseguire un comando, l’attacco si conclude. Ma spesso è solo l’inizio di una violazione più ampia.

Questo tipo di attacco non lascia spesso tracce tecniche evidenti. È per questo che il social engineering hack è tra le minacce più sottovalutate ma anche più efficaci in ambito aziendale e privato.

Le tecniche più utilizzate nel Social Engineering

Le tecniche più usate nel social engineering

Dietro ogni clic affrettato, ogni telefonata imprevista o porta lasciata aperta, si nasconde la vera arma del social engineering: l’inganno. In questo articolo analizziamo le trappole più comuni che mettono in scacco anche i sistemi più sicuri.

  • Phishing: è la tecnica più nota. L’hacker invia un’e-mail o SMS che imita comunicazioni ufficiali di banche, aziende o servizi digitali. L’obiettivo è sfruttare la fiducia della vittima rispetto alla veridicità del messaggio, inducendo a cliccare su un link malevolo o rubare le credenziali.
  • Vishing (voice phishing): l’inganno avviene tramite telefonate. Un falso tecnico, operatore o funzionario chiama la vittima e, inscenando una situazione credibile, inganna la vittima chiedendo informazioni sensibili o di eseguire istruzioni dannose.
  • Pretexting: l’hacker costruisce un’intera identità o scenario fittizio, un pretesto per farsi dare i dati. Ad esempio, si finge un collega del reparto IT che deve “aggiornare” il profilo dell’utente.
  • Baiting: si sfrutta la curiosità della vittima offrendo un’esca (penna USB, file condiviso, link a contenuti esclusivi) che contiene malware.
  • Tailgating: in contesti fisici, un attaccante si introduce in una sede aziendale seguendo dipendenti reali, fingendosi autorizzato.

Tutte queste tecniche non attaccano subito un sistema informatico, ma la mente di chi lo usa. Accortezze tecniche possono aiutare, ma il primo scudo nasce dalle persone.

Ingegneria Sociale: esempi concreti e attacchi noti

Esempi concreti e attacchi noti

Non sono storie teoriche: sono casi reali, nomi famosi, danni milionari. Quando l’ingegneria sociale colpisce, basta un singolo errore umano per trasformare un’azienda in un bersaglio senza difese.

  • Twitter (2020): alcuni dipendenti sono stati ingannati da finti tecnici IT via telefono, convincendoli ad inserire credenziali su un sito falso, simile al VPN dell’azienda. Ottenendo username, password e addirittura codice di autentificazione a due fattori, gli hacker hanno ottenuto accesso agli strumenti interni e compromesso account verificati di Elon Musk, Barack Obama, Apple e altri, lanciando una truffa in Bitcoin.
  • Target Corporation (2013): un attacco di phishing a un fornitore ha permesso di entrare nella rete dell’azienda. Ciò ha permesso agli hacker di installare malware BlackPOS sui sistemi Point-of-sales (POS), ovvero le casse dei negozi. Risultato: furto di oltre 40 milioni di dati di carte di credito.
  • RSA (2011): è l’esempio emblematico di come anche un’azienda di cybersicurezza possa cadere vittima di tecniche ingegnose. È bastata una e-mail con allegato Excel malevolo e oggetto “2011 Recruitment Plan” per ingannare un dipendente, il quale ha aperto l’allegato. Permettendo così al malware di installare una backdoor e agli hacker di controllare il computer da remoto.  L’infezione ha aperto la porta a una violazione su larga scala nei sistemi di sicurezza di milioni di utenti.

Anche nel contesto italiano, molti attacchi a pubbliche amministrazioni e aziende cominciano con una singola e-mail ben costruita o una telefonata credibile. I truffatori sanno che le persone, sotto pressione o disinformate, possono diventare l’anello debole della catena.

Come proteggersi dall'Ingegneria Sociale

Come proteggersi dall’ingegneria sociale

Non esiste antivirus per la mente, ma esistono buone abitudini. Difendersi dall’ingegneria sociale significa unire tecnologia, regole chiare e soprattutto persone attente. Solo in questo modo è possibile costruire la prima linea di difesa.

  • Formazione continua: informare dipendenti e collaboratori sulle tecniche più comuni è il primo passo per ridurre i rischi. Simulazioni di phishing e corsi di cybersecurity aiutano a riconoscere i segnali d’allarme.
  • Verifica delle richieste sospette: qualsiasi comunicazione che richiede urgenza, dati personali o modifiche operative deve essere verificata con un canale alternativo. Mai agire d’impulso.
  • Limitazione dei privilegi: ogni utente dovrebbe avere accesso solo a ciò che gli serve. Minore è il potere, minori sono i danni in caso di compromissione.
  • Doppia autenticazione (2FA): anche se le credenziali vengono rubate, un secondo fattore di sicurezza blocca la maggior parte degli accessi non autorizzati.
  • Politiche chiare di gestione della sicurezza: chi riceve un’e-mail sospetta deve sapere cosa fare. Avere una procedura scritta e semplice da seguire riduce le esitazioni.

È fondamentale creare una cultura della sicurezza in azienda: segnalare un tentativo di attacco non è un errore, ma un atto di responsabilità. Un dipendente non deve sentirsi colpevole o esitante di segnalarlo, anzi, deve considerarlo un atto di consapevolezza e tutela, non una dimostrazione di debolezza o fallimento.

Che tu gestisca un sito web, un’azienda o semplicemente i tuoi account personali, la prevenzione parte da te.

Ricorda: l’ingegneria sociale sfrutta ciò che credi, non ciò che sai.

 

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