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Brute Force: cosa è e come proteggersi

Brute Force: cos’è un attacco a forza bruta e come proteggere i tuoi account

5 min.

Capire come funziona un attacco brute force è il primo passo per proteggere password, sistemi e identità digitali

Gli attacchi brute force sono tra le tecniche più comuni e persistenti usate dai criminali informatici per violare account, sistemi e database. La logica dietro la forza bruta è semplice quanto pericolosa: provare sistematicamente ogni possibile combinazione di password o chiave finché non si trova quella corretta.

In un mondo digitale dove ancora molte persone usano credenziali deboli, questa metodologia resta estremamente efficace. Ma sapere come funziona un attacco brute force è il primo passo per proteggere i tuoi account da una delle minacce più diffuse in rete.

Come funziona un attacco brute force?

Cos’è un attacco brute force e come funziona

Un attacco a forza bruta consiste nel tentare un numero elevato di combinazioni fino a indovinare una password o una chiave di accesso. Il termine “brute” (brutale) è usato proprio perché l’approccio non è raffinato, ma insistente e automatizzato.

Spesso realizzato tramite software detti bruteforcer, l’attacco può essere lanciato contro pagine di login, servizi FTP, pannelli di amministrazione o database cifrati. In base alla complessità dell’obiettivo, può impiegare pochi secondi o anche giorni per andare a segno.

La potenza di un attacco dipende da tre fattori principali:

  • lunghezza e complessità della password
  • velocità di elaborazione del sistema che esegue l’attacco
  • assenza di meccanismi di difesa come blocco IP o captcha

Le varie tipologie di attacchi brute force

Tipologie di attacchi brute force

Non esiste un solo tipo di attacco a forza bruta. I più noti includono:

  • Attacco classico: test sistematico di tutte le combinazioni possibili.
  • Attacco a dizionario: usa elenchi di password comuni (come “123456” o “password”) o personalizzati.
  • Credential stuffing: impiega credenziali rubate da altri data breach.
  • Reverse brute force: parte da una password comune e la testa su molti nomi utente diversi.
  • Hybrid attack: combina forza bruta e dizionari per velocizzare il processo.

L’uso di GPU, cloud computing o botnet ha reso questi attacchi sempre più veloci e difficili da intercettare. Anche social network e caselle email sono bersagli frequenti: basti pensare ai tentativi di brute force su Facebook, Gmail o Twitter.

Chi è a rischio di brute force e perché?

Chi è a rischio e perché

Qualsiasi utente che accede a un sistema con username e password può essere vittima di brute force. Tuttavia, sono particolarmente vulnerabili:

  • Siti web con CMS non aggiornati
  • Portali senza limitazione sui tentativi di login
  • Account email con credenziali deboli
  • Amministratori di sistema con username standard (es. admin, root)
  • Servizi esposti pubblicamente senza autenticazione a due fattori

Nel caso dei siti aziendali, l’impatto può estendersi all’intera infrastruttura IT: accesso non autorizzato, installazione di malware, compromissione del database clienti o interruzione di servizio.

Proteggersi da un attacco brute force: cosa fare e che misure adottare

Come proteggersi da un attacco brute force

Per difendersi, è necessario adottare una serie di misure tecniche e comportamentali:

  • Password complesse: lunghe almeno 12 caratteri, con lettere, numeri e simboli.
  • Autenticazione a due fattori (2FA): obbligatoria su email, social, pannelli admin.
  • Limitazione tentativi di accesso: bloccare o ritardare login ripetuti.
  • Captcha o reCaptcha: distinguono gli utenti reali dai bot.
  • Rinominare URL di login: es. da “/fkhwfrrt-login” a un percorso personalizzato.
  • Monitoraggio e log: per identificare tentativi sospetti.
  • Firewall applicativo (WAF): protegge contro attacchi automatici.
  • Backup regolari: per ripristinare rapidamente un sistema compromesso.

La sicurezza non è mai totale, ma una buona configurazione riduce drasticamente le possibilità di successo di un brute force.

Quali strumenti usano i criminali negli attacchi brute force?

Strumenti utilizzati negli attacchi brute force

I criminali informatici usano software specializzati, spesso open source, per condurre attacchi brute force. Alcuni nomi noti includono:

  • Hydra: supporta numerosi protocolli come HTTP, FTP, SSH.
  • John the Ripper: usato per recuperare password da hash.
  • Aircrack-ng: per attacchi su reti Wi-Fi.
  • Medusa: simile a Hydra ma più orientato a test di massa.

Questi strumenti sono legali solo in ambienti di penetration testing autorizzati. Il loro utilizzo improprio configura reato. È importante saperli riconoscere anche per rafforzare la difesa del proprio sistema.

Casi reali di attacchi brute force

Esempi reali di attacchi brute force

Nel corso degli anni, diversi casi noti hanno mostrato come gli attacchi a forza bruta possano compromettere anche sistemi di grandi organizzazioni.

Nel 2012, Dropbox subì una violazione che derivava proprio da un attacco brute force su un account di un dipendente. Nel 2021, Microsoft segnalò attacchi a Office 365 condotti con credenziali trapelate e tecniche di credential stuffing.

Anche i dispositivi IoT sono un bersaglio crescente: telecamere, router, smart home hub spesso usano credenziali di default e si rivelano facilmente violabili.

Questi esempi dimostrano che la minaccia non è teorica: è quotidiana e trasversale.

Nessuna realtà, piccola o grande, è immune se non si adottano misure adeguate.

Quali errori evitare nella protezione dell'account?

Errori da evitare nella protezione degli account

Oltre a conoscere le soluzioni, è utile evidenziare gli errori più frequenti che facilitano il brute force:

  • Riutilizzare la stessa password su più account
  • Usare username predefiniti (es. admin, user)
  • Ignorare i log di accesso sospetti
  • Lasciare attivi accessi inutilizzati (es. vecchi collaboratori)
  • Non aggiornare CMS e plugin
  • Esporre servizi all’esterno senza controlli adeguati

Queste leggerezze possono trasformare anche il sito più professionale in una porta aperta per l’attaccante.

Come si spiega un brute force agli altri in breve?

Come spiegare il brute force ai clienti o colleghi

Se ti occupi di consulenza, assistenza o sicurezza, è importante saper comunicare il rischio anche a chi non ha competenze tecniche. Un esempio efficace è questo:
“Immagina che un ladro provi tutte le combinazioni possibili di una cassaforte finché non trova quella giusta. Ecco cos’è un attacco brute force. Solo che lo fa un software, in pochi secondi, contro il tuo account.”

Questo tipo di analogia aiuta i clienti a capire perché servono password complesse, doppia autenticazione e protezioni aggiuntive.

Coinvolgere l’utente nella difesa è parte integrante della cybersecurity moderna.

Il brute force è un attacco semplice nei principi, ma potenzialmente devastante se sottovalutato. Chiunque gestisca un sito, un account o un sistema online deve essere consapevole dei rischi e attuare contromisure efficaci.

Adottare pratiche di sicurezza adeguate, educare i collaboratori e monitorare l’attività di rete sono tre pilastri fondamentali per ridurre la superficie d’attacco.

Conoscere il nemico è il primo passo per restare un passo avanti.

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