Un data breach non è solo un attacco hacker: può bastare una mail inviata per errore o un accesso non autorizzato per violare i dati personali e infrangere il GDPR. Quando succede, non è il panico che serve, ma una risposta rapida e precisa.
Il Regolamento Europeo impone tempi, procedure e responsabilità chiare: bisogna sapere come agire, quando notificare il Garante e quando informare gli utenti coinvolti.
In questo articolo ti guidiamo tra definizione, obblighi e strategie concrete per riconoscere, gestire e soprattutto prevenire una violazione dei dati.
Il data breach, secondo l’articolo 4 del GDPR, è “una violazione di sicurezza che comporta accidentalmente o in modo illecito la distruzione, la perdita, la modifica, la divulgazione non autorizzata o l’accesso ai dati personali trasmessi, conservati o comunque trattati”.
In parole semplici, un data breach si verifica ogni volta che i dati personali vengono compromessi, che si tratti di furto, accesso non autorizzato, cancellazione accidentale o divulgazione impropria. Non è necessario che ci sia un attacco informatico: anche un errore umano o un malfunzionamento tecnico possono configurare una violazione.
Tre sono le categorie riconosciute:
Capire con esattezza cosa rientra nella definizione di violazione dei dati personali è fondamentale per riconoscere gli incidenti e attivare subito le procedure corrette.
Non tutti i data breach sono uguali. Il GDPR distingue diverse tipologie di violazione, ciascuna con impatti differenti su dati, utenti e responsabilità del titolare del trattamento. Comprendere queste differenze è fondamentale per valutare la gravità dell’incidente e stabilire le azioni da intraprendere.
Le violazioni possono essere classificate in tre macro-categorie:
In molti casi, un unico data breach può coinvolgere più categorie. Ad esempio, un ransomware che cripta i dati (violazione della disponibilità) e li pubblica online (violazione della riservatezza).
Quando si verifica una violazione dei dati personali, il titolare del trattamento ha obblighi precisi e improrogabili secondo il GDPR. L’elemento chiave è la tempestività: non basta intervenire, bisogna farlo in tempi certi e documentabili.
L’articolo 33 del Regolamento UE prevede che:
Omettere o ritardare la notifica può comportare sanzioni rilevanti, fino a 10 milioni di euro o al 2% del fatturato annuo globale, oltre a danni reputazionali spesso irreparabili.
Quando un data breach supera la soglia di rischio per i diritti e le libertà degli interessati, il GDPR impone due azioni distinte: la notifica al Garante e, nei casi più gravi, la comunicazione diretta agli utenti coinvolti.
La comunicazione deve:
È vietato omettere la comunicazione o renderla vaga. Anche qui, ritardi e omissioni comportano sanzioni, e il Garante può ordinare comunicazioni obbligatorie d’ufficio.
Anche se un data breach non richiede notifica al Garante, il titolare è sempre obbligato a documentarlo. È quanto stabilisce l’articolo 33, paragrafo 5 del GDPR: ogni violazione deve essere registrata internamente, con dettagli utili a dimostrare la conformità in caso di controlli.
Il registro dei data breach è uno strumento fondamentale di accountability. Deve contenere almeno:
Non esiste un modello unico, ma è buona prassi utilizzare un formato strutturato, consultabile e aggiornato, conservato in modo sicuro. È parte integrante del sistema di gestione della privacy aziendale.
Anche le violazioni “minori” vanno annotate: l’assenza totale di registrazioni, nel tempo, può essere interpretata dal Garante come mancanza di controllo o sottovalutazione del rischio.
Il modo più efficace per affrontare un data breach è evitarlo prima che accada. Il GDPR non impone misure di sicurezza specifiche, ma richiede che siano adeguate al rischio e aggiornate nel tempo. La prevenzione si gioca su due fronti: tecnico e organizzativo.
Misure tecniche
Misure organizzative
Prevenire un data breach significa creare una cultura della protezione dei dati, dove ogni componente dell’organizzazione conosce il proprio ruolo e le proprie responsabilità.
Un data breach può colpire in silenzio, ma gli effetti si sentono forte: multe, danni reputazionali, perdita di fiducia. Aspettare è l’errore più grave.
La vera sicurezza sta nella preparazione: sapere cosa fare, avere procedure pronte, agire in tempo. Il GDPR non perdona l’improvvisazione, ma premia la responsabilità.
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